Rischi aziendali

Rischi aziendali, ecco quali preoccupano di più le aziende

Secondo l’Allianz Risk Barometer 2020, a livello globale al primo posto ci sono i crimini informatici e le tematiche ambientali, mentre in Italia a preoccupare di più sono le interruzioni dell’attività

Pubblicato il 30 Gen 2020

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant

Sono i cyber incident (crimini informatici, violazione dei dati, guasti IT, multe e sanzioni) a essere in cima alle preoccupazioni dei risk manager, oltre che di CEO, broker ed esperti assicurativi di tutto il mondo. Solo sette anni fa occupavano la quindicesima posizione. Il dato emerge dall’esame dellAllianz Risk Barometer 2020 pubblicato da Allianz Global Corporate & Specialty – AGCS.

Secondo i 2.700 intervistati in oltre cento paesi, lo scenario che ci attende, per il 2020 e gli anni a venire, non è dei più rassicuranti. Instabilità economica, disequilibri politici, guerre dei dazi, senza dimenticare il sempre crescente pericolo di cyber attack, i cambiamenti climatici e i fenomeni atmosferici di forte intensità e sempre più frequenti, che stanno preoccupando tutti a tal punto da richiedere, sempre più spesso, agli stakeholder l’individuazione di misure e azioni mirate a gestire questi rischi, in un’ottica di salvaguardia della continuità operativa e della resilienza delle aziende.

I 10 più importanti rischi aziendali a livello globale

L’indagine Allianz Risk Barometer 2020 rileva che il rischio di cyber incident  ha spodestato dal trono il rischio di “interruzione del business” (che comprende anche la supply chain disruption), ora al secondo posto pur essendo percepito come una delle cause principali della perdita di reddito insieme alle problematiche relative digitalizzazione e ai disordini civili.

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Alla terza posizione troviamo i rischi legati al cambiamento dello scenario legislativo e regolamentare, mentre il rischio delle calamità naturali occupa la quarta posizione.

Preoccupano anche i cosiddetti rischi di cambiamenti nei mercati (i.e. volatilità dei mercati, concorrenza intensificata, nuovi player dei mercati, operazioni di M&A, stagnazione/fluttuazione del mercato, la guerra dei dazi USA/Cina, esiti della Brexit), che si collocano alla quinta posizione.

I rischi di “esplosioni e incendi” (vedi impatto dei recenti devastanti incendi in Australia) e il cambiamento climatico occupano rispettivamente il sesto e il settimo posto.

Seguono i rischi relativi alla perdita di reputazione o di valore del marchio, al ritardo nel “fagocitare” le nuove tecnologie (i.e. impatto della maggiore interconnettività, delle nanotecnologie e dell’Artificial Intelligence, dell’Internet of Things, della Blockchain, della stampa 3D, dei droni, ecc.) e, per la prima volta, anche quelli derivanti dai cambiamenti dello scenario macroeconomico (i.e. programmi di austerità delle politiche monetarie, prezzi delle commodity, deflazione/inflazione), che compaiono rispettivamente alla ottava, nona e decima posizione.

I 10 più importanti rischi aziendali a livello nazionale

Secondo l’Allianz Risk Barometer 2020, in Italia i rischi che più preoccupano sono quelli di interruzione dell’attività (al primo posto), seguiti dai rischi informatici, decisamente in crescita rispetto allo scorso anno. I rischi di “danno reputazionale e di immagine” occupano il terzo posto (rispetto al quinto posto dello scorso anno); mentre al quarto posto troviamo i rischi relativi alle catastrofi naturali.

Seguono, rispettivamente alla quinta, sesta, settima ottava, nona e decima posizione, i rischi relativi a: cambiamenti nello scenario legislativo e regolamentare; cambiamento climatico/aumentata instabilità economica; cambiamenti nei mercati (i.e. volatilità dei mercati, concorrenza intensificata, nuovi player dei mercati, operazioni di M&A, la guerra dei dazi Usa/Cina, gli esiti della Brexit); richiamo di prodotti & qualità del management & difetti di produzione; cambiamenti nello scenario macroeconomico (politiche valutarie e programmi di austerità, aumento dei costi dei beni di consumo, stagnazione/fluttuazione del mercato); incendi e esplosioni.

WEF Global Risk Report 2020: in testa le tematiche ambientali

Un altro rapporto, il Global Risk Report 2020, pubblicato dal World Economic ForumWEF in collaborazione con Marsh & McLennan e Zurich Insurance Group è il risultato di interviste a oltre 750 esperti e principali decision maker a livello globale e fornisce una classifica dei rischi che più preoccupano a breve e a lungo termine. A preoccupare di più – nel breve periodo – sono i rischi di conflitti commerciali, di divisioni economiche e politiche, di ondate di caldo estremo, di distruzione degli ecosistemi di risorse naturali e di attacchi informatici alle infrastrutture, fenomeni che occupano le prime cinque posizioni (in ordine di sequenza).

Inoltre, il report evidenzia come – per la prima volta – nelle prime cinque posizioni della classifica – a lungo termine – vi siano rischi correlati alle tematiche ambientali e precisamente, in sequenza: eventi meteorologici estremi; fallimento delle misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, disastri naturali; perdita di biodiversità; danni e disastri ambientali causati dall’uomo.

Dobbiamo prendere coscienza che i rischi di natura climatica – definiti dalla Bank of International Settlement come i cigni verdi – sono considerati fonte preoccupante di instabilità finanziaria e di effetti domino collaterali, capaci di generare, in modo imprevedibile, nuove dinamiche ambientali, geopolitiche, sociali ed economiche. Dunque, si è passati dal cigno nero (i.e. eventi rari che hanno un impatto imprevedibile, spesso negativo) al cigno verde, ben peggiore, in quanto è inevitabile che, se da un lato vi è la certezza dell’intensificarsi dei rischi naturali e i conseguenti impatti collaterali, dall’altro sarà necessario attuare preventivamente misure per mitigarli, non avendo la capacità di prevederli.

I fattori di instabilità climatica – che renderanno alcune regioni inabitabili, unitamente all’innalzamento del livello dei mari – comporteranno la migrazione di milioni di persone, creando o intensificando il verificarsi di conflitti e l’attuazione di politiche nazionalistiche, a fronte di: declino delle risorse idriche, mutamento delle rotte marittime, declino dei combustibili fossili e apertura di nuove risorse da sfruttare nell’Artico.

È necessario un cambiamento culturale

I due report evidenziano, di fatto, che le aziende dovranno essere in grado di gestire, sempre più, il rischio informatico e il cambiamento climatico attuando misure adeguate di gestione del rischio per garantire la continuità del business e risultare sempre più resilienti: non ci si potrà più limitare a implementare modelli di gestione del rischio basati su dati storici, bensì sarà sempre più necessario adottare modelli/software basati su scenari predittivi che tengano in considerazione sia gli effetti domino sia quelli collaterali, integrandoli nei processi di gestione del rischio e nelle pianificazioni aziendali. Altresì fondamentale sarà adottare azioni a livello sistema, i.e. cambiamenti delle policy e un maggior coordinamento a livello globale, a livello degli organi delle comunità internazionali, dei governi, del settore privato, della società civile.

Ovviamente, per attuare tutto ciò sarà inevitabile un cambiamento culturale, che comporterà l’acquisizione di particolari skill digitali degli attori coinvolti, oltre allo sviluppo di una coscienza ambientale per una economia circolare, sostenibile, resiliente, in grado di garantire la continuità non solo operativa, ma anche sociale, economica e ambientale.

Gli stakeholder, i business continuity manager, i risk manager e i cyber security manager se non vogliono essere travolti da situazioni critiche sempre più difficili da gestire dovranno affrontare in modo consapevole, olisticamente, i rischi informatici e ambientali e il loro impatto sulle performance aziendali, sui risultati finanziari, sulla reputazione e sull’immagine aziendale. Quindi, solo con la preparazione, congiuntamente alla pianificazione della gestione dei rischi, alla definizione dei piani di continuità operativa e di disaster recovery, si potranno garantire il vantaggio competitivo e la resilienza aziendale, allineando le strategie ai cambiamenti.

Immagine fornita da Shutterstock.

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Federica Maria Rita Livelli
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