Risk management

Gestione del rischio: come prendere esempio dal mondo dello sport

Le imprese possono prendere spunto per la gestione del rischio, partendo dalla prevenzione, con azioni che riducano la probabilità che un evento si verifichi e adottando dei protocolli di gestione del rischio nel caso si presenti un evento

Pubblicato il 11 Gen 2021

Ci sono ambiti, come lo sport, che possono essere degli ottimi esempi per il mondo delle imprese: si pensa subito ai temi della motivazione, della leadership e del team building. Ma un ambito dove le imprese possono imparare qualcosa è la prevenzione e gestione del rischio, che nello sport viene definito “infortunio”.

Il rischio di infortunio nello sport

Il lavoro del preparatore atletico e dello staff di una squadra sono quelli di abbassare il più possibile il rischio di infortunio partendo dalla prevenzione alla costruzione di un protocollo nella gestione dell’infortunio in base alla sua gravità, con tempistiche e figure coinvolte in base alla situazione, oltre a un sistema di controllo e monitoraggio per gestire sia i rischi prima, che evitare che ci siano delle ricadute e l’infortunio si ripresenti o ne scaturiscano altri, analizzando l’atleta nel suo complesso.

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Da tale sistema le imprese possono prendere spunto per la gestione del rischio, partendo dalla sua prevenzione, prevedendo azioni che riducano la probabilità che un evento si verifichi e adottando dei protocolli di gestione del rischio nel caso si presenti un evento, dato che le cause possono prescindere dall’ottima gestione che un’organizzazione ha.

Questa dinamica può essere suddivisa in 4 fasi:

  1. gestione preventiva
  2. gestione quotidiana e ricorrente con gestione piccoli rischi/infortuni dovuti al carico di lavoro
  3. gestione emergenza
  4. protocolli gestione diversi livelli di crisi/infortuni

Chi scrive, in passato subì un infortunio grave ma riuscì a recuperare, tornando meglio di quello che era prima. Da questa esperienza sportiva e aziendale nasce l’idea che la gestione dell’infortunio nel mondo dello sport possa essere un esempio di come gestire l’emergenza #coronavirus che presenta scenari incerti, complessi e senza un orizzonte temporale preciso.

rischio sport

Sport e rischio: la gestione preventiva

La gestione preventiva una delle fasi più importanti per un’atleta o una squadra e lo dimostra anche la frase “si vede che hanno sbagliato la preparazione”, che si usa dire quando una squadra non va bene durante il campionato.

In questa fase si combinano attività in cui si studiano e si mettono in pratica le basi, si analizzano e costruiscono le dinamiche per affrontare il campionato, che in un’azienda potrebbe essere un progetto, si conoscono gli elementi della squadra e riveste un ruolo importante lo staff: vengono fatti test, analizzati numeri, stabiliti programmi personalizzati per ogni atleta, analizzati potenzialità e limiti, prevedendo anche lavori differenziati e soprattutto impostando un programma di gestione di possibili rischi che possono nascere da situazioni pregresse degli atleti, fragilità e situazioni che si potrebbero verificare.

Dal lato aziendale questo è il momento per analizzare il proprio team o azienda, gli scenari, definire quali possono essere i possibili rischi e come affrontarli, valutare se ci sono dei miglioramenti da fare per uno o più persone, ma soprattutto impostare una base di lavoro e conoscenza, attraverso anche la formazione, per avere un allineamento e affrontare le tappe di un progetto o delle semplici dinamiche aziendali, senza essere sopraffatti da imprevisti, problemi, urgenze.

Gestione quotidiana e ricorrente del rischio

La fase preventiva è importante ma non sufficiente e il lavoro non termina con essa. Molti pensano che fare allenamento con i pesi nello sport serva ad aumentare forza e potenza. Ma la verità è che il primo obiettivo è quello di prevenire gli infortuni, abbassando la probabilità che accadano, preparando così l’atleta a supportare e sopportare i carichi di lavoro e di stress negli allenamenti e nelle partite.

In questa fase ricorrente viene così alla luce il concetto del “miglioramento continuo”, che deve fare in modo di affrontare errori, rischi e problemi che si possono verificare, gestendoli finché sono piccoli, grazie anche al supporto di procedure e di persone pronte ad agire.

Sport e rischio: la gestione dell’emergenza

Possiamo lavorare bene nella fase preventiva e anche nella quotidianità, ma com’è possibile che si presentino degli infortuni/eventi accidentali? Il motivo è che non possiamo controllare tutto quello che ci accade attorno e la causa può derivare da fattori esterni (nella pallavolo o nel basket dopo un salto accidentalmente mettiamo il piede sopra a quello di un nostro compagno di squadra o un avversario) oppure disattenzione o semplicemente un movimento non corretto.

In questa fase il tempismo è fondamentale e un ritardo nella diagnosi e nella gestione successiva possono allungare i tempi di recupero, o ancora peggio, creare dei problemi in futuro che saranno impegnativi da affrontare. Qui lo staff e i protocolli previsti già in fase preventiva vengono in supporto con questi punti:

  • prima valutazione della gravità dell’infortunio
  • predisposizione di esami per approfondire l’analisi e trovare le cause
  • consultazione di uno specialista (a volte anche più di uno) e predisposizione delle tappe per la riabilitazione, condividendo il percorso con l’atleta e, solitamente, con il fisioterapista
  • nel caso di un infortunio grave organizzazione dell’operazione e prima valutazione delle fasi e tempistiche post intervento
  • preparazione all’intervento ed esecuzione
  • gestione post intervento con la riabilitazione e l’attuazione di un sistema di controllo e monitoraggio a step perché il recupero vada a buon fine

In quest’ultima fase la modalità con cui viene affrontato il post intervento fa la differenza:

  • può essere necessario re-imparare da zero cose che sapevamo fare prima, perché la situazione è cambiata, affrontando una preparazione molto più dura della fase pre-campionato;
  • più viene fatta bene la fase preventiva e quotidiana, più la probabilità di recupero totale e di ottimizzazione del tempo di recupero aumentano;
  • è importante non focalizzarsi solo sul danno ma occorre vedere il proprio sistema nel suo complesso per affrontare la ripartenza senza il rischio che ci siano squilibri che causano rotture da altre parti;
  • non bisogna focalizzarsi solo sul danno che l’incidente/evento hanno creato ma è importante vedere la complessità dell’organizzazione, creando un nuovo equilibrio e rinforzando le aree sane (che saranno più stressate) che compensano le aree più deboli

Conclusioni

Per concludere ecco alcune considerazioni:

  • dopo un incidente/emergenza non si torna più alla situazione di prima, lo scenario cambia;
  • ripartendo alla massima velocità dopo un’emergenza, senza gestire la ripresa a fasi, si rischia di fare grossi danni;
  • per alcuni movimenti e azioni occorre ripartire da zero, anche se prima venivano fatti con naturalezza;
  • è fondamentale definire modalità di monitoraggio e controllo a step per la ripartenza.

In definitiva, si può tornare a essere più forti di prima? Molto dipende da come si affronta la dura fase di riabilitazione.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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Andrea Radin
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